SICUREZZA – LA PERCEZIONE DEI CITTADINI
Il problema della microcriminalità pur suscitando minore allarme sociale rispetto alla grande criminalità organizzata, in molti casi incide più significativamente – in forma tangibile e diretta – sul vissuto quotidiano dei cittadini.
Il timore di rimanere vittime della microcriminalità – aggressioni, furti, scippi nel quartiere dove si vive o dove si lavora – può infatti condizionare e spesso modificare radicalmente le scelte dei cittadini in relazione alle abitudini di vita, talvolta giungendo a determinare in alcuni di essi la decisione di cambiare la città di residenza.
Se dunque la presenza della microcriminalità nel quartiere comporta per alcuni un concreto e negativo vissuto, è anche vero che spesso le immagini, i racconti e le esperienze concernenti il fenomeno criminale si “moltiplicano” e amplificano molto al di là della loro effettiva consistenza; ciò avviene solitamente attraverso tre importanti “casse di risonanza”: la prima è quella dell’informazione dei mass media che sottolineano e pubblicizzano gli episodi di cronaca; la seconda è ancora legata ai mass media, e più precisamente alla fiction che trova uno dei suoi temi privilegiati proprio nello scontro tra criminali, da un lato, e polizia e cittadini dall’altro; la terza “cassa di risonanza” è rappresentata, infine, dalla comunicazione orale tra i cittadini e soprattutto tra quelli più deboli e più esposti alla piccola criminalità.
A fronte di tale quadro l’Eurispes ha effettuato, nel mese di luglio 1994, un sondaggio tra mille cittadini, proporzionalmente distribuiti nelle venti regioni italiane, per raccogliere e valutare la loro effettiva percezione della sicurezza personale e dei rischi che essi ritengono di correre nel luogo in cui vivono a causa della criminalità.
La prima e forse meno prevedibile evidenza, a tale riguardo, risulta essere il giudizio sulla pericolosità del quartiere – o del paese – in cui gli intervistati vivono: soltanto l’11% degli interpellati definisce infatti pericoloso il proprio quartiere, mentre la quota più elevata (48,2%) esprime il giudizio opposto. Sempre nella direzione della “assenza di allarme” va inoltre considerata la posizione di quella rilevante quota di intervistati (40,8%) che definiscono il proprio quartiere “né tranquillo né pericoloso”.
Scritto da: Rocco Carmine Cascini